Come evolverà la domanda di alimenti? “Senza rimpianti 3”
L’attuale produzione agricola sarebbe oggi sufficiente a nutrire l’intero genere umano, ma il cibo prodotto è distribuito in modo iniquo causando denutrizione e malnutrizione da una parte e obesità dall’altra. Ma cosa succederà nei prossimi trenta o quaranta anni? Come evolverà la domanda di alimenti? Almeno cinque fattori strettamente interconnessi modificheranno la quantità e la qualità di cibo richiesti dai consumatori. Il primo fattore corrisponde all’aumento del numero di consumatori: dagli attuali 7 miliardi passeremo nel 2050 a 9 miliardi e mezzo di bocche da sfamare con conseguente aumento della quantità di cibo necessario. Il secondo fattore è determinato dal fenomeno dell’urbanizzazione e dalle conseguenti profonde trasformazioni socio-culturali che esso provoca: nel 2050 circa i due terzi della popolazione mondiale vivrà nelle città, lontano dalle zone di produzione degli alimenti, contro il 50% di oggi. Il terzo fattore consiste nella costante crescita del reddito medio nei paesi emergenti ed in molti paesi in via di sviluppo. È vero che, secondo la legge di Engel, quando il reddito cresce i consumatori tendono ad aumentare la loro spesa in prodotti alimentari in modo meno che proporzionale, ma è anche vero che comprano più prodotti alimentari e spostano le loro preferenze verso quelli più “ricchi”. Il quarto fattore è rappresentato dall’invecchiamento della popolazione: presumibilmente nel 2050 il 19% della popolazione mondiale avrà superato i 65 anni, mentre oggi solo l’8% ha oltrepassato questa età. Popolazioni più anziane tendono a consumare cibi che percepiscono come più sani. Il quinto ed ultimo fattore è dato dall’aumento del livello medio di istruzione: nel 2050 la percentuale di persone sopra i 15 anni con istruzione secondaria o superiore avrà quasi raggiunto l’80%, sostanzialmente uguale per maschi e femmine, mentre oggi non raggiunge il 60% per gli uomini ed è sensibilmente inferiore per le donne. Le preferenze alimentari sono ovviamente influenzate anche da altri fattori culturali, religiosi e sociali. Una popolazione più numerosa, più urbanizzata, più ricca, più anziana e più istruita tenderà comunque a consumare di più e a cambiare la composizione delle proprie diete, diminuendo la quota di cereali e alimenti di base e aumentando il consumo di ortaggi, frutta, carne, uova pesce e prodotti lattiero-caseari, tutti prodotti certamente più nutritivi, ma che hanno anche un “costo” ambientale più alto. La FAO stima che la domanda globale di alimenti crescerà del 60% da qui al 2050, con punte del 100% nei Paesi in via di sviluppo. L’incremento della domanda globale di alimenti sarà causato per circa due terzi all’aumento demografico e per il restante terzo all’accresciuta ricchezza.
L’aumento della domanda globale di alimenti dovrà comunque essere soddisfatto senza aumentare la pressione sulle risorse naturali su cui si basa l’agricoltura: terra, acqua, fertilità del suolo, biodiversità sono limitati ed il loro uso non può espandersi all’infinito, senza pesanti ripercussioni sulla sostenibilità del sistema agroalimentare globale.
Andrea Sonnino
D’accordo. La sostenibilità si esprime nelle varie fasi della filiera alimentare – produzione in campo, trasformazione industriale, trasporto, distribuzione e preparazione domestica – ma è sempre più condizionata dalle scelte alimentari del cittadino/consumatore (from fork to farm).